Questione di credibilità Un uomo per tutte le stagioni Ugo Magri, “La Stampa” di oggi, descrive perfettamente la situazione: Renzi i numeri ce li ha, senza bisogno di Berlusconi. Li ha alla Camera, dove il premio di maggioranza lo aiuta e li ha anche al Senato, dove si è formato come nella passata legislatura il gruppo dei cosiddetti “Responsabili” o “Stabilizzatori” pronto a soccorrere l’esecutivo pur di evitare il rischio di compromettere il naturale corso della legislatura. Da qui si comprende un certo atteggiamento spavaldo del premier e dei suoi, dopo che Berlusconi ha annunciato di voler ripensare alla collaborazione sulle riforme, fino a far sapere del suo scontento sulle scelte del governo, alla faccia del patto del Nazareno. Al premier, saranno sufficienti i suoi buoni rapporti con Alfano per poter ottenere quanto promesso in fatto di legge elettorale e riforma costituzionale. Per cui, come si dice oramai comunemente, Renzi può star “sereno”. Ugo Magri scrive persino che “il conto della rottura” dell’intesa siglata fra Pd e Forza Italia, verrebbe pagato “soprattutto da Berlusconi”. E Magri sottolinea il lungo elenco dei guai che affliggono il Cavaliere. Un giorno vorrebbe cacciare Fitto, un altro Verdini, una settimana allearsi con Salvini e quella successiva far tornare Alfano. A proposito Magri ha persino ricordato il detto del presidente Mao Tse Tung: la grande confusione sotto il cielo del centrodestra consente una situazione eccellente per il leader del centrosinistra. E questo per il breve, se non immediato periodo. Infatti le ragioni del successo di Renzi sono pur sempre dovute al “tono dialogante”, caratteristico di un “interlocutore senza pregiudizi”, che ha completamente mutato l’atteggiamento di ostilità rancorosa che caratterizzava il campo del centrosinistra, e questo come scrive Magri è vero. Renzi è colui che è stato “finora in grado di mettere d’accordo elettorati molto diversi tra loro”. Ma non è solo una questione di immagine, c’è anche un problema politico. Renzi ha trovato un’intesa di fondo con Berlusconi perché l’azione del governo si è mossa in linea di rottura nei confronti dei temi della sinistra tradizionale. Il “job act” è stato l’elemento più evidente di questa impostazione del fenomeno renziano, ma anche la legge elettorale lo è, evidentemente, perché non possiamo pensare che una parte cospicua del gruppo parlamentare del pd si sia messa di traverso solo in odio all’intesa con Berlusconi. Nel momento nel quale viene meno questa intesa, ed infatti ecco a rischio provvedimenti considerati già utili alla parte berlusconiana, tv e sconti fiscali, Renzi si consegna a coloro che lo hanno ostacolato fino ieri. Può il premier non modificare la sua politica nel momento nel quale cambiano i suoi interlocutori? E a quel punto, se mai Renzi si mostrasse un uomo per tutte le stagioni, quale sarebbe la sua credibilità nei confronti di un elettorato che credeva di veder l’ascesa di un eccezionale “rottamatore”? Roma, 12 febbraio 2015 |